I pericoli di Twitter

Salesforce.com è un’azienda nota nel settore. È il leader nella realizzazione dei software per la gestione della clientela, per qualsiasi tipo di azienda. La notizia interessante è che Salesforce.com intende integrare il Social Networking all’interno del suo prodotto Service Cloud, in particolare si parla di Twitter.

Ciò significa che Service Cloud può intercettare i messaggi di 160 caratteri che si postano nella propria pagina di Twitter, permettendo alle persone demandate all’assistenza clienti di fornire assistenza immediata non appena si legga un post che manifesti una problematica.

Facciamo un esempio: io posto un messaggio su Twitter del tipo “Firefox si è bloccato ancora una volta, devo trovare il modo di ridurre le risorse impiegate dal programma”.

Probabilmente il mio messaggio non interesserà nessuno tranne i soliti informatici con la sindrome da podio.

Se neanche uno di questi mi seguisse nel mio post perché impegnato a modificare il telecomando della Wii in un’arma di distruzione di massa, sono certo che qualcuno di Mozilla.org, ammesso che usi Service Cloud, mi intercetterà grazie al software di Salesforce.com, e correrà in mio aiuto rispondendomi via Twitter.

Fantastico. Al di là delle mie stupide richieste di aiuto, il sistema potrebbe essere utilissimo per una marea di casi, soprattutto in emergenza. Ma, come fa presente qualcuno, c’è anche un’altra faccia della medaglia. Non è che questo sia l’ennesimo modo di spiare usi e costumi dei poveri consumatori?

La stessa persona che solleva la questione mette le mani avanti immaginando il commento immediato degli espertoni di cui sopra: “idiota, non sai che le conversazioni di Twitter sono pubbliche”? Uno che non voglia essere controllato basta che stia attento a ciò che scrive, oppure non usa questi strumenti.

Già. Forse è così. Ma ci si rende conto realmente di quanto si possa sapere su di noi dai nostri post? Da quello che scriviamo su Facebook, dai nostri amici, dalle risposte ai messaggi-specchietto (per le allodole) dei nostri presunti amici? Dai gruppi che frequentiamo, dalle foto che postiamo? Dai messaggi che scriviamo su Twitter.

Se il nostro paladino virtuale ci viene in soccorso una volta con un consiglio, se ci offre prodotti simili a ciò che abbiamo appena acquistato, possiamo anche accettarlo ed essere stupiti e contenti, ma se questo succede sempre? SEMPRE?

Se siamo noi a decidere a chi far vedere i nostri post, come nel caso di Facebook, per esempio, è un conto, ma siamo sicuri di voler avere qualcuno che controlla e analizza tutti i nostri messaggi? Accettando di vivere in Twitterlandia e permettendo a chiunque di seguire ciò che scriviamo questo è il prezzo che dobbiamo pagare. Alternative? Non usare Twitter oppure usarlo in modo non naturale. Se vi soddisfa.

fonte: lastampa
payperuse.eu

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